Museo Storico della Liberazione di Roma
Lasciano un segno profondo le drammatiche
testimonianze, gli estremi messaggi di vita di quegli uomini, protagonisti
della Resistenza, che furono rinchiusi e torturati nel famigerato carcere
nazista diretto da Herbert Kappler, all'apparenza un anonimo palazzo di
appartamenti borghesi in Via Tasso, alle spalle di S. Giovanni. Nelle ex-celle,
dalle finestre ancora murate, si trova oggi una significativa testimonianza: il
Museo Storico della Liberazione di Roma, la cui istituzione è stata resa
possibile dalla donazione di quattro appartamenti dello stabile allo Stato
effettuata nel 1950 della proprietaria, la duchessa di Morignano Josepha
Giuseppina Pia di Brazzà e Cergneu Savorgnan in Ruspoli.
Il Museo fu allestito circa quaranta anni fa grazie
all'impegno di Guido Stendardo, proseguito da Arrigo Paladini - che fu
"ospite" della famigerata prigione - e poi negli ultimi anni dalla
moglie, dopo la scomparsa di quest'ultimo.
Il visitatore si trova subito immerso nel vivo di
una "storia vissuta", con i ricordi degli orrori degli stermini
nazisti e delle persecuzioni contro gli ebrei, ma anche con le testimonianze
dell'importante capitolo della lotta antifascista: nel carcere di Via Tasso
vennero tenute prigioniere, prima della morte, anche alcune tra le 335 vittime
degli eccidi delle Fosse Ardeatine, di Forte Bravetta (dove nei mesi
dell'occupazione nazista furono fucilati 77 combattenti per la libertà) e di La
Storta dove trovò la morte, tra gli altri, anche Bruno Buozzi.
Di fronte ai tragici ricordi contenuti nelle sale
del Museo l'emozione induce al silenzio: sono graffiti incisi con mezzi
fortunosi sui muri delle celle di segregazione, coraggiosi e toccanti messaggi
di vita e di libertà inviati clandestinamente alle famiglie spesso in punto di
morte ma anche fotografie di caduti, agghiaccianti documenti delle autorità
tedesche nonché ricordi della lotta partigiana clandestina, quali i chiodi a
tre punte usati contro gli automezzi tedeschi.
La Biblioteca annessa al Museo raccoglie invece,
oltre ad un ricco patrimonio di volumi relativi al periodo della Resistenza e
della lotta antifascista, anche numerosi giornali, volantini ed opuscoli di
lotta altrove introvabili.
E' quindi un patrimonio fondamentale (che purtroppo
però riceve un insufficiente stanziamento di fondi), particolarmente utile per
tramandare alle giovani generazioni le tracce di una memoria collettiva recente
ma spesso falsificata o relegata nell'oblio.
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