Doctor arquitecto y escritor, autor de numerosos títulos técnicos y catálogos, así como de proyectos de edificación y ensayos. Ensayista de artículos de índole técnica y cultural en varias revistas, colaborador de la Real Academia Matritense de Heráldica y Genealogía. Escritor de historia, antropología, anécdotas de vida profesional y novelas históricas. Más de veinticinco libros publicados hasta el momento tanto en papel como en formato digital.
miércoles, 18 de mayo de 2022
Guerra
Il New York Times, il più importante giornale americano con il Washington Post, ha vinto il premio Pulitzer, pochi giorni fa, con un reportage sui bombardamenti americani in Medio Oriente. Molti bersagli sbagliati, molti civili uccisi, distruzioni spropositate rispetto all’obiettivo dichiarato.Potrei usare questa notizia in due modi. Il primo modo è dire: vedete, anche le guerre degli americani fanno vittime innocenti. Le guerre sono tutte uguali e tutte ugualmente sbagliate. E in questo caso sarei arruolato tra gli amici di Putin.Oppure potrei usare questa stessa notizia per dire: vedete, l’America, a differenza della Russia, è un Paese libero. La libertà di stampa c’è per davvero, è un giornale americano che documenta le stragi delle guerre americane, e viene anche premiato. In questo secondo caso sarei arruolato tra i servi della Nato. Purtroppo funziona così.Eppure la notizia è la stessa. E contiene tutte e due le verità. Tutte e due: l'America usa con spregiudicatezza la sua potenza militare per comandare nel mondo. E che l’America è un paese libero, e la libertà di stampa, e di espressione, insomma la democrazia, è il vero grande valore che americani ed europei possono mettere in campo contro Putin. Che la democrazia, non per caso, detesta.La figlia di Anna Politkowskaya ha detto: i russi non sono abituati a pensare. Noi per fortuna sì, siamo abituati a pensare. Ma non sono sicuro che stiamo impiegando nel migliore dei modi questa facoltà così importante. La guerra rende bellicose anche le parole. O sei con noi, o sei contro di noi. O amico, o nemico. O bianco o nero.Ai primi dell’Ottocento il filosofo tedesco Hegel spiega benissimo il grigio, così bene che è una delle pochissime cose di filosofia che ricordo dal mio liceo. Si chiama dialettica hegeliana: c’è una tesi, c’è una antitesi, e alla fine c’è una sintesi. E la sintesi, dice Hegel, è più forte di entrambe, perché le contiene entrambe. Il bianco è solo bianco, il nero è solo nero, il grigio è bianco e nero.Il grigio non è una semplice somma, è un superamento della contrapposizione violenta. È il colore della dialettica, è il colore del ragionamento, delle sfumature, è il colore del compromesso, della trattativa, e dunque, alla fine, è il vero colore della pace. Bandiera bianca significa: mi arrendo. Bandiera grigia significa: parliamone da pari a pari. Stasera sventolo bandiera grigia.
Suscribirse a:
Enviar comentarios (Atom)
No hay comentarios:
Publicar un comentario